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Guillermo Arriaga – Il selvaggio

“I miei genitori tornarono dall’Europa quando Carlos era ormai soltanto un cumulo di carne putrida e di gas sepolto due metri sotto il fango. Per giorni non smise di piovere. L’acqua che si infiltrava verso la bara di mio fratello. Mio fratello-cadavere fradicio, mio fratello-cadavere e le sue ultime boccate, mio fratello-cadavere sepolto accanto all’altro mio fratello-cadavere. La famiglia dei morti. I miei fratelli annegati che adesso annegavano ancora di più con quella pioggia interminabile. Acqua e poi acqua e poi ancora acqua. Gas, putrefazione e acqua. In che momento un fratello con cui fai colazione, chiacchieri, giochi, cammini, a cui racconti i tuoi segreti, che ti consiglia, lo consigli, gli vuoi bene, lo ami, si trasforma in un gorgoglìo di gas pestilenti in un’assenza insopportabile in una morte irrimediabile in una colpa ineludibile in un assassinio premeditato in una rabbia incontenibile in una vendetta desiderata in un incubo in un colpo allo stomaco in una voglia di vomitare in un dolore smisurato in un odore brutale?” (p. 72) (Continued)

Lola Olufemi – Femminismo interrotto

Quello presentato da Lola Olufemi è un femminismo radicale, che mette in discussione il neoliberismo, lo stato, la polizia, il carcere, tra le altre cose. Nonostante questa posizione forte, il libro è accessibile anche a chi non sa neanche cosa sia l’identità di genere. (Continued)

Omero – Odissea

La storia è piena di eventi (ci si annoia molto meno che con l’Iliade e non si è costretti a saltare nessun “catalogo delle navi”): dopo i primi libri incentrati sulla ricerca di Telemaco di notizie relative al padre (va a trovare prima Nestore e poi Menelao), troviamo Odisseo sull’isola di Calipso. (Continued)

Omero – Iliade

Perché? Per andare avanti, in ordine più o meno cronologico, dopo aver letto la storia di Gilgameš, a leggere la letteratura che non ho letto a scuola (cioé, nel mio caso, quasi tutta).

La struttura è molto lineare. Ogni tanto veniamo informati della biografia di qualche eroe (spesso quando sta per morire), ma di solito questo non occupa più di un paio di righe. La storia: nelle tende, i capi degli eserciti che stanno assediando Troia, identificano le cause della peste in una punizione divina per non aver accettato il riscatto di una schiava, Criseide, e non averla restituita al padre. Agamennone, incalzato da Achille, accetta di restituire la ragazza, ma al suo posto prende la schiava di Achille, Briseide. Per questo Achille si offende terribilmente, ed ha inizio la sua famosa “ira”. (Continued)

Han Kang – La vegetariana

Se da un lato voglio recuperare le letture in senso cronologico, dall’altro voglio ampliarle in senso geografico. Non ci avevo pensato in realtà, fino a quando non mi sono reso conto che, più o meno per caso, stavo leggendo uno scrittore islandese dopo averne letto uno cileno.

In biblioteca, questa volta, cercavo qualcosa scritto da una donna. Non è una questione di quote rosa. Il punto è che non voglio ritrovarmi a leggere solo cose scritte da una certa fetta della popolazione, non voglio formarmi solo su scritture prodotte da chi aveva il tempo, lo spazio e la considerazione sociale per farlo più facilmente. E così, dopo aver rimandato L’ospite d’onore di Joy Williams e La campana di vetro di Sylvia Plath, dopo aver riportato indietro Via Ketelin dopo qualche pagina, i miei occhi sono caduti su questa scrittrice nata in Corea del Sud, che non avevo mai sentito nominare. Il titolo mi piaceva, ma è stato lo shock della prima frase a incuriosirmi:

“Prima che mia moglie diventasse vegetariana, l’avevo sempre considerata del tutto insignificante.” (Continued)

Einar Kárason – Gabbiani nella tempesta

Ho rischiato di annegare nel vocabolario tecnico di questo romanzo. Io che ho problemi a distinguere la poppa dalla prua (o si dice prora?), ho dovuto lottare con parole del genere: poppavia, proravia, verricelli salparete, castello di prua, cassero di poppa, ponte di coperta, argani salpacavi, ali di plancia, sestante, solcometro.

Se fossi stato un lettore più paziente, avrei capito di più. E invece spesso ho letto non capendo, sperando che il contesto mi avrebbe aiutato e sorvolando anche quando il contesto non bastava. Credo lo stesso che questo libro mi abbia dato molto.

Il libro è la storia di un peschereccio islandese intrappolato in una tormenta, al largo dell’isola di Terranova. Per sperare di salvare la pelle, l’equipaggio deve rompere il ghiaccio che si forma sulla nave, liberarsi di pezzi della nave troppo ghiacciati e compiere una manovra pericolosa. All’inizio, ero molto colpito dalla descrizione del ghiaccio. Mi sembrava già un bel libro solo per questa immagine dei marinai che rompono il ghiaccio e così facendo riportano alla luce parti della nave, per poi vedere il ghiaccio riformarsi e ricoprirle subito dopo. Mi sembrava una metafora della scrittura, con il tentativo dello scrittore di rendere visibile uno spiraglio di verità, e addirittura una metafora della vita, nella sua assurdità. Andando avanti, però, mi è venuto il sospetto che la cosa più importante di questo libro sia la sua struttura; nello specifico, il meccanismo con cui l’autore è capace di raccontare una storia di resistenza collettiva non rinunciando alle individualità. (Continued)

Roberto Bolaño – Notturno cileno

Perché l’ho letto? L’idea di recuperare le cose in ordine cronologico (e quindi cominciare con Gilgameš, per poi andare avanti con Iliade, Odissea e così via) mi è subito sembrata scoraggiante. Da un lato sapevo che avrei rinunciato subito se non avessi potuto alternare dei testi così antichi con qualcosa di più familiare. Per intenderci: la dittatura cilena mi è più familiare della guerra di Troia. Da un altro lato, sapevo che leggere Iliade e Odissea avrebbero potuto portarmi via dei mesi e, prima di arrivare a leggere cose del novecento sarebbero potuti passare anni in quel modo. Così, invece di irrigidirmi su quest’idea dell’ordine cronologico, ho deciso di alternare questa risalita dall’antichità con dei romanzi più o meno contemporanei. Il primo autore che mi è venuto in mente è stato Bolaño. Una persona che ha un blog che seguo aveva parlato di Notturno cileno come del libro più bello di questo autore e io gli ho creduto, e ho fatto bene. (Continued)

La saga di Gilgameš

Perché l’ho letto? Non sapevo da dove cominciare per colmare i miei buchi e così ho semplicemente preso l’epica più antica a noi conosciuta. Mi intrigava anche il fatto di non averlo mai letto a scuola – anzi, di non averlo nemmeno mai sentito nominare, a scuola. Sapevo che non ci sarebbe stato un dio cristiano e anche questo mi piaceva. (Continued)